Il 10 ottobre 2013, la Corte d’appello di Parigi ha confermato la decisione n° 12-D-10 del 20 marzo 2012, con la quale l’Autorità di concorrenza francese aveva inflitto una sanzione totale di 35 milioni di euro a Nestlé, Mars e Colgate-Palmolive e alle sue controllate per aver posto in essere ostacoli alla concorrenza per un periodo di 5 anni tra il 2004 e il 2008 nel mercato della distribuzione all’ingrosso degli alimenti secchi di alta gamma per cani e gatti a negozi specializzati, allevatori e veterinari.
Con tale pronuncia, la Corte d’appello di Parigi ha fissato l’ambito del proprio potere di controllo in materia. Essa, in particolare, ha affermato di non essere vincolata dalla metodologia di calcolo previsto dalla comunicazione sulle sanzioni dell’Autorità, poiché questa non ha valore legislativo. La Corte d’appello ha affermato che il controllo esercitato sulle sanzioni è, piuttosto, volto a verificare che l’Autorità abbia correttamente determinato le sanzioni inflitte alle imprese secondo quanto stabilito dall’articolo L.464-2 del codice di commercio francese.
Inoltre, la Corte d’appello di Parigi osserva che le società sanzionate non possono validamente invocare gli esiti diversi a cui l’Autorità di concorrenza è pervenuta in materia di sanzioni in altri procedimenti istruttori, poiché le sanzioni sono determinate dall’Autorità sulla base di un insieme di elementi di diritto e di fatto che conducono necessariamente a valutazioni diverse da un caso all’altro. Secondo la Corte, le società non possono neanche validamente sostenere l’invalidità del provvedimento dell’Autorità nella parte relativa alla sanzione sulla base del mero confronto tra l’importo della sanzione che è stata loro inflitta e quello che è stato inflitto ad altre società parti dello stesso procedimento, dato che l’Autorità, nel calcolare la sanzione, prende in considerazione elementi di valutazione individuali diversi da una società all’altra.
Infine, si ritiene utile sottolineare che la Corte ha confermato che la comunicazione dell’Autorità della concorrenza francese del 16 maggio 2011 sul calcolo delle sanzioni pecuniarie, sulla cui legalità è stata chiamata a pronunciarsi per la prima volta, non viola alcun principio fondamentale.
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Fonte: Cour d’Appel de Paris