Il Consiglio di Stato, con sentenza n. 2003 del 2019, ha rigettato l’appello proposto dall’AGCM avverso la sentenza con cui il Tar Lazio aveva annullato il provvedimento sanzionatorio adottato nei confronti del Consiglio Notarile di Bari (CNB) all’esito del procedimento I750.
Con provvedimento del 30 maggio 2013, l’Autorità aveva accertato che il CNB aveva posto in essere un’intesa restrittiva della concorrenza volta ad ostacolare l’adozione di politiche di prezzo indipendenti da parte dei notai del distretto di Bari. L’intesa sarebbe consistita nell’invio da parte del Presidente del CNB di una lettera ai notai del distretto in data 22 marzo 2012 in cui, dopo aver qualificato come “concorrenza illecita” la condotta consistente nel richiedere compensi inferiori a quelli percepiti dai colleghi, il Presidente richiamava una deliberazione del Consiglio Notarile di Milano che faceva riferimento a criteri nella sostanza equivalenti a quelli che avevano determinato i previgenti parametri tariffari.
Pronunciandosi sul ricorso proposto dal CNB il Tar Lazio aveva annullato il provvedimento sanzionatorio, in ragione del carattere soltanto interlocutorio della posizione presa dal Presidente del CNB, della natura solo provvisoria dell’opinione del medesimo, della sua posizione solo ipotetica, non esplicita ma unicamente esplorativa. Il Tar Lazio evidenziava inoltre che la lettera del 22 marzo 2012 era stata adottata senza un previo coordinamento tra i componenti del Consiglio, senza un mandato formale da parte dello stesso e senza che fosse adottato o formalizzato alcun provvedimento consiliare, sicché tale lettera era da qualificare come una manifestazione di una semplice opinione da parte del Presidente del CNB, tale da non aver dato luogo ad alcuna intesa restrittiva della concorrenza.
Con la sentenza in commento il Consiglio di Stato si è pronunciato sull’appello proposto dall’AGCM avverso la predetta sentenza, rigettandolo siccome infondato.
Il Consiglio di Stato ha ritenuto non condivisibili le doglianze dell’Autorità, che addebitava al Tar Lazio una lettura superficiale e parcellizzata degli atti esaminati dall’AGCM, ritenendo al contrario che il Tar fosse giunto alla propria decisione al termine di un esame analitico e accurato degli atti.
Il giudice di primo grado – ha statuito il Consiglio di Stato – ha ritenuto in modo condivisibile che nella vicenda fosse stata emessa soltanto una comunicazione personale del Presidente, non qualificabile come intesa restrittiva della concorrenza.
La sentenza è disponibile qui.
Fonte: Giustizia Amministrativa